sabato 6 aprile 2013

Villa Crespi, Napoli


Tra le varie architetture che “popolano” le colline di Napoli ne spicca una in particolare, progettata anche per essere notata: Villa Crespi.


Mentre la parte inferiore della costruzione resta aggrappata al costone tufaceo situato tra le curve di via Orazio e la sottostante Mergellina, ai piani superiori sfida la legge di gravità e si lancia nel vuoto con uno sbalzo drammatico che gareggia con le terrazze della Casa sulla Cascata di Wright. Un esile pilastro, piantato nel fianco della collina di Posillipo, si incarica di equilibrare questo ardito gioco strutturale attraversando la costruzione per tutta la sua altezza, sostenendone e sospendendo nel vuoto il volume superiore. Ad accentuare l’intenzione di librare nel vuoto l’abitazione contribuisce anche la scelta di utilizzare ringhiere metalliche al posto dei parapetti pieni in muratura per delimitare le terrazze a sbalzo; un artificio che permette probabilmente di godere maggiormente della splendida vista del golfo di Napoli.
La villa è opera dell’architetto Davide Pacanowski, allievo di Le Corbusier a Parigi e della lezione del maestro riprende sicuramente molti punti: l’aspetto estetico con l’utilizzo di volumi e piani puri ben proporzionati; la facciata libera; il colore bianco, che qui crea un piacevole contrasto con il tufo; il tetto giardino, curatissimo.
Dove, invece, si distacca da Le Corbusier è nella integrazione del fabbricato con il contesto (sembra quasi la naturale continuazione del blocco tufaceo e inoltre cerca di instaurare una relazione dinamica con il panorama) ma soprattutto nelle soluzioni strutturali, molto più vicine alla lezione dell’architettura organica di Wright.

Ancora oggi la costruzione conserva la sua immagine di modernità e continua a trasmettere stupore ed ammirazione.











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